1. trapassato prossimo ipotetico, usato colloquialmente nell'apodosi del periodo ipotetico, in luogo del condizionale passato.

se non mi fossi ammalato a quest'ora avevo già terminato gli esami;

2. trapassato prossimo attenuativo:

Buongiorno, ero venuto per chiederle una cortesia.

Questi valori modali, che ricalcano in parte quelli dell'imperfetto, sono dovuti con ogni probabilità all'influsso dell'ausiliare del trapassato prossimo, coniugato all'im­perfetto indicativo.


Il trapassato remoto, formato dal passato remoto di un ausiliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo, indica un fatto anteriore al passato remoto. Il trapassato remoto ha un uso più limitato del trapassato prossimo; infatti, mentre questo si può incontrare sia nelle proposizioni principali sia nelle proposizioni su­bordinate, il trapassato remoto oggi si trova solo nelle proposizioni temporali in­trodotte da quando, dopo che, non appena, appena (che):

non appena se ne fu andato, vennero a cercarlo.


II futuro semplice e il futuro anteriore. Il futuro semplice indica un fat­to che deve ancora verificarsi o giungere a compimento:

arriverò domani; terminerò il lavoro entro una settimana.

Il futuro semplice può assumere valore di imperativo:

farete esattamente come vi ho detto; imparerai questa poesia a memoria.

Il futuro anteriore, formato dal futuro semplice di un ausiliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo, indica un evento futuro, anteriore a un altro pure del futuro; è quindi una sorta di "passato nel futuro":

quando lo avrai visto, te ne renderai conto.

Sia il futuro semplice sia il futuro anteriore possono indicare un dubbio, una sup­posizione o una deduzione del parlante:

hanno bussato alla porta, sarà Marco;

a occhio e croce questa pizza peserà due etti;

quando è iniziato lo spettacolo saranno state le nove;

in questo caso il futuro ha valore modale, non temporale, come si evince dal fatto che i verbi degli esempi riportati non esprimono posteriorità.


Tempi del congiuntivo:

I tempi del congiuntivo sono quattro: presente, imperfetto, passato, trapassato.

II congiuntivo viene usato soprattutto nelle proposizioni dipendenti. In quelle indi­pendenti - nelle quali il congiuntivo può esprimere volontà, dubbio, concessione - i due tempi semplici (presente e imperfetto) si usano con riferimento al presente:


dica

pure cio che vuole

dicesse


I due tempi composti (passato e trapassato) si usano invece con riferimento al passato:


sia

che gia partito?

fosse

Per la scelta del tempo nelle proposizioni dipendenti, si veda il capitolo della sin­tassi.


Tempi del condizionale:


II condizionale ha due tempi: uno semplice, il presente, e uno composto, il passato. Col presente si indica l'eventualità nel presente, col passato l'eventualità nel passato:

vorrei

rivederti

avrei voluto


Tempi dell’imperativo:

L'imperativo ha due tempi, il presente e il futuro:

esci subito di quii; farai quello che dico io!


L'imperativo manca della prima persona singolare.

Tutte le voci dell'imperativo sia presente sia futuro coincidono con quelle del presente e del futuro di altri modi; solo i verbi appartenenti alla prima coniuga­zione hanno la seconda persona singolare dell'imperativo presente che non può essere confusa con la seconda persona di nessun altro tempo: studia, mangia, parla.

Nella forma negativa, la seconda persona singolare dell'imperativo presente si esprime con l'infinito presente preceduto dalla negazione non:

non cantare, non correre, non partire.


Tempi dell’infinito:


I tempi dell'infinito sono due: uno semplice, il presente (andare, vedere, finire): e uno composto, il passato (essere andato, aver visto, aver finito).

L'infinito si usa soprattutto in frasi subordinate: il presente indica un rapporto di contemporaneità o di posteriorità rispetto al tempo del verbo della reggente; il passato indica un rapporto di anteriorità:

dice

di conoscerlo, di volerlo conoscere

diceva.


dice

di averlo conosciuto.

diceva


Preceduto dalla negazione non, l'infinito presente può acquistare il valore di im­perativo:

non farlo!; non dire sciocchezzel; non ridere.

Ha lo stesso valore, anche senza la negazione, in avvisi, cartelli, insegne:

tenere la destra; moderare la velocità; gettare i rifiuti nel cestino.

Spesso l'infinito presente svolge la funzione di sostantivo:

tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare

e si pensi a infiniti come dovere, piacere, avere, trasformatisi in sostantivi forniti anche di plurale: il dovere/i doveri; il piacere/i piaceri; l'avere/gli averi.


Tempi del participio:

II participio ha due tempi: il presente e il passato.

Come gli aggettivi in -e, il participio presente ha una forma per il maschile e il femminile singolare {amante, vincente, partente) e una per il maschile e il femminile plurale (amanti, vincenti, partenti). È usato sempre più raramente nel suo valore verbale; participi quali ardente, splendente, avvincente, arrogante, sor­rìdente o quali studente, cantante, insegnante, emigrante, dirigente sono oggi sentiti soltanto come aggettivi e sostantivi.

Il participio passato si comporta come gli aggettivi in -o: lodato, lodata, lodati, lodate. Si usa insieme con gli ausiliari essere e avere nelle forme composte della coniugazione verbale: sono andato, hai visto, è preso.

Ha spesso funzione di aggettivo o di sostantivo:

uno stimato professionista, il candidato eletto; l'imputato, i vinti, uno sconosciuto.

Ilparticipio passato ha valore attivo con i verbi intransitivi:

partiti di mattina, arrivarono a notte fonda (paniti = essendo partiti, sebbene fossero partiti);

ha invece valore passivo con i verbi transitivi:

non mi piace la minestra riscaldata (riscaldata = che è stata riscaldata).


Tempi del gerundio:

II gerundio ha due tempi: il presente (cantando, leggendo, udendo) e il passato (avendo cantato, avendo letto, avendo udito).

Il gerundio presente trova impiego in proposizioni subordinate, dette ap­punto gerundive:

discutevamo camminando,

dove camminando è una gerundiva con valore temporale (= mentre camminava­mo).

Contribuisce a formare le perifrasi verbali andare + gerundio e stare + gerundio, che esprimono un'azione progressiva e durativa, considerata cioè nel suo progre­dire e nella sua durata:

il tempo va migliorando, sto studiando.

Molti gerundi presenti hanno subito un processo di nominalizzazione: laureando, reverendo e, nel linguaggio musicale, crescendo, diminuendo.

Il gerundio passato non è molto usato; in genere viene sostituito con frasi espli­cite: si dice è stato promosso perché ha studiato piuttosto che avendo studiato è stato promosso.


II. L’uso del modo CONDIZIONALE


Il condizionale présenta l'azione o il modo di essere come eventuali-ipotetici; e cioè come realizzabili, nel présente o nel passato, ma subordinatamente a determinati condizioni o condizionamenti che possono essere espressi o sottintesi. Tali condizioni o condizionamenti sono per lo piu indipendenti dalla volontà di chi parla o scrive (ne sia o no egli il soggetto grammaticale) e possono risultare: o già ben definiti ed esistenti o supponibili oppure suggeriti da opportunità di adattamento comportamentale a specifici aspetti situazionali. Sul genere di potenzialità di tali presupposti (sintatticamente: protasi), chi parla o scrive valuta il grado di probabilità di realizzazione dei fatti che ne dovrebbero conseguire (sintatticamente: apodosi),e, nell'esprimerli, mediante il condizionale manifesta (o tradisce) l'atteggiamento mentale o psicologico del consapevole distacco o del sospeso possibilismo o della cauta esitazione.

Per esemplificare: apodosi: Vorrei parlarle (protasi: se ha un po' di tempo). - Ci verrei anchio (se non ti disturbo). - Fumerei volentieri qualche sigaretta ogni tanto (ma qui è proibito). - Carlo si starebbe per laureare (se è vero quel che si dice). - lo (se fossi stato al tuo posto) non gli avrei dato retta. - Sarebbe venuto allé cinque (mancano ancora due ore //oppure: ormai è mutile aspettarlo). - Sarei partito ieri // domani (ma non ho trovato posto in aereo).

Sia al présente che al passato, il condizionale può esprimere l'atteggiamento di prudente presa di distanza (condizionale di distanziamento) di chi narra fatti e fa anche intendere di non avere diretta o comunque piena conoscenza; o magari di non volere essere in nessun modo coinvolto. E' questa la tipica modalità di chi, anche per professione, come il giornalista, è costretto a interessarsi di vicende di particolare delicatezza e responsabilità:

- Carlo Rossi sarebbe stato messo in prigione. (come a dire: se è vera la notizia che ho sentito, Carlo Rossi...)

- Seconde l'accusa (...) la maggior parte delle apparecchiature sarebbero state residuati di guerra (...). (in 'La nazione', 5-9-1976).

- Ayrton Senna sembrerebbe escluso dal prossimo campionato (...). II condi­zionale è d'obbligo perché in realta la attuale azione potrebbe ancora mutare (...). (C. Marincovich, in la 'Repubblica' [sport], 11-2-1992) (qui l'autore stesso, giustifica l'uso del condizionale come segnale di opportune atteggiamento prudenziale).

L'idea di intenzionalità, di disponibilità legata al condizionale consente che il tempo passato serva a esprimere il rapporte di posteriorità dei fatti narrati rispetto a un punto di riferimento collocato nel passato (futuro del [nel] passato):

- (Carlo dice che finirà entro un'ora [= che ha intenzione di finire...]) -«Carlo disse che avrebbe finito entro un'ora. (= che aveva intenzione di finire...)

- Certe volte (...) ho pensato che Sciarmano sia stato il primo a sapere che io sarei nata (...). (M. Di Lascia, Passaggio in ombra').

- (...), mi dicevo che presto Io avrei riavuto tutto per me (...). (M. Di Lascia, cit.).

In questi casi, specie (ma non solo) nei registri linguistici meno sorvegliati, si puo usare, in alternativa, L’indicativo imperfetto :

- Carlo disse che finiva (= avrebbe finito) entro un'ora.

Nel seguente esempio, per il futuro nel passato, si noti l'uso del condizionale passato e dell'imperfetto nei due segmenti di una frase temporale scissa per enfasi:

- (...) a quel punto gli chiedeva quando sarebbe stato che la mamma la mandava a conoscere la nipote. (M. Di Lascia, cit.)


Per la stessa idea di intenzionalità, il condizionale passato puo anche espri­mere fatti desiderati o progettati per il reale

futuro ma dei quali già nel présente si conosce la irrealizzabilità essendo nota lacondizione impediente. Ne risulta dunque un periodo ipotetico délla irrealtà che ha l'apodosi collocata nel passato:

- So che domani vai a Roma. Ci sarei venuto anch'io, ma ho da fare (oppure: se non avessi da fare).

- Una volta nella nostra cappella tenevano messe anche per il pubblico. Quest'anno no. Saresti venuto, vero? (G. Arpino, 'La suora giovane').

Anche in questi casi è possibile l'uso alternativo dell'indicativo imperfetto :

- A Roma domani ci venivo anch'io se non avessi da fare(Moravia).


E' forse utile tornare a riflettere un po' su quel génère particolare di condizionamenti come "suggeriti da opportunità o nécessita di adattamento comportamentale a specifici aspetti situazionali", che, pur non esplicitati, ciascuno di noi intuisce, avere, cogliere, e in base ai quali (riluttante o no) regola il proprio modo di comportarsi. Tali aspetti variano col variare a) delle situazioni (più formali, meno formali, non formali), b) della funzione comunicativa (narrativa, espressiva, conativa, imperativa ...) o c) (forse più spesso) degli interlocutori (e in base al loro ruolo sociale, all'età, al sesso, al loro contingente stato urnorale, allé loro azioni e reazioni). Sono tipi vari di condizionamenti che, dettati in génère dal desiderio o comunque dalla nécessita di stabilire armonia di rapporti, non solo comunicativi, determinano le nostre scelte (o stratégie) di comportamento, e dunque anche linguistiche.

E' cosi che si può spiegare, ad esempio, una frase come la seguente formulata da chi desiderasse far conoscere la propria casa a qualcuno: "Questa sarebbe la mia casa". Come 'sarebbe'? E' o non è? E', naturalmente, ma rapporte di cortesia suggerisce che la brusca referenzialità dell'indicativo si attenui nel senso di conciliante garbatezza del condizionale. Mediante il quale il parlante sembra quasi subordinare la vérità di quanto afferma al punto di vista, all'approvazione o disapprovazione del suo interlocutore: che rappresenta un condizionamento non trascurabile.

Situazioni comunicative analoghe, soprattutto parlate, ricorrono con assoluta quotidianità. E il condizionale vi appare lo strumento pragmatico , tipico di un rapporte che predilige i modi délla conciliante offerta o richiesta di disponibilità, della garbata proposta, délla discreta esitazione, délla valutazione rispettosa e misurata, délla distaccata ironia, della domanda aperta e possibilista.

Le espressioni qui di seguito proposte come esempio potrebbero avère la condizione o il condizionamento espressi o sottintesi (come suggeriti dalla situazione in se). Noi abbiamo preferito questa seconda soluzione, ritenendola la più ricorrente nella realtà comunicativa. In parentesi accenneremo comunque a qualche esempio, e non sempre con l'esplicitante 'se'. Non di rado verra fatto di notare che i significati potrebbero variare col variare del tipo di situazione:

• semplice potenzialità nel présente o nel passato: In casi come questo, qualcuno parlerebbe (avrebbe parlato) di tradimento.

• aperta offerta di disponibilità: Pagherei chissà che per un bicchier d'acqua. (Ma ho paura che sarà difficile averlo) Qui il passato suonerebbe come un rammarico: Avrei pagato chissà che (...).

• richiesta gentile (con verbo di 'volontà'): Vorrei un caffe. - Preferirei rimanere sola. (Se non vi dispiace)

In casi come questo, soprattutto con i verbi 'volere' e 'desiderare', il richiedente potrebbe anche usare l'imperfetto attenuativo' . E cio, in particolare, come risposta a una richiesta fatta con l'imperfetto della medesima modalità da parte dell'interlocutore; il quale, per altro, non potrebbe usare il condizionale, che (si veda più sotto) suonerebbe come provocazione: "Che desidera (voleva, desiderava)" "Volevo (vorrei, desideravo), un caffe."


Qui il passato suonerebbe come rinuncia o rimprovero: Avrei voluto un caffe

(esempio: ma ho fatto bene a non.../ ma tu...)

• richiesta resa più conciliante e gentile dalla forma interrogativa: Mi daresti (potrei avère) un bicchier d'acqua?

Qui il passato suonerebbe come richiesta di informazione.

• gentile invito, e rifiuto gentilmente esitante: "Ci verresti (vieni) al cinéma con noi?" "Ma io, veramente, avrei da studiare."

Qui il passato suonerebbe come gentile richiesta di informazione con relativa gentile risposta.

• manifestazione di un desiderio (che potrebbe anche nascondere una richie­sta): Verrai (tanto) volentieri a Roma con te. (Se non temessi di disturbarti) -Adesso si che mi fumerei una bella sigaretta! (Non hai mica da offrirmela?)

• domanda per conforma: Sarebbe quello tuo genero? - Questo sarebbe il libro di cui mi parlavi? (Se non mi sbaglio questo potrebbe essere...)

Talvolta anche con qualche moto di meraviglia o incrédulità o ammirazione o invidia: Sarebbe questa la tua Lucia? - Quel piccolino li parlerebbe già cinque lingue?

• presentazione di qualcuno o qualcosa in tono discreto e sommesso (usando 'essere'): Questa sarebbe la mia biblioteca. (Anche se piuttosto modesta)

• sommesso intervento del parlante (per consiglio, proposta o altro gentil­mente sollecitato dall'interlocutore), anche introdotto da un verbo corrispondente: Oddio, io qualcosa in testa ce l'avrei pure. (N. Boni, in 'La stampa', 8-8-1988) - "Tu che dici (pensi, consigli, suggerisci // diresti, penseresti, consiglieresti, suggeriresti) di fare stasera?" "Io direi (penserei, consiglierei, suggerirei) di fare una partitina a poker". (Se posso, io direi...).

Qui il passato suonerebbe come ripensamento su qualcosa che forse avrebbe potuto o dovuto essere fatto.

• opinione in tono attenuate (di chi, spesso anche il verbo 'dovere', mostra molta fiducia sulla probabilità di realizzazione):

Una soluzione salomonica che dovrebbe mettere a tacere tutte le polemiche (...). (in 'il Giornale', 27-10-1995)

• opinione garbatamente a contrario: "Gli scalatori di alta montagna sono degli sconsiderati perché mettono a repentaglio la loro vita. Lei, dottore, che ne pensa?" "Ma io, veramente, non sarei cosi severo in proposito."

• presa di distanza ironicamente tagliente in forma di domanda: Un ipotetico professore a un ipotetico interrogato: "E tu avresti studiato?" (come a dire: "Checché tu insista a dire, non hai studiato proprio.") - "E quello sarebbe un bravo medico?" (si potrebbe dire di un medico che immeritatamente gode di buona fama)

• domanda in tono di incredulità o di risentimento per impedire o disapprovare fatti o progetti dell'interlocutore o di altri; o anche per provocare l'interlocutore stesso: Che farebbe tuo fratello stasera!? Uscirebbe?! (Come a dire: "Se ha un'intenzione del génère, se la tolga dalla testa.") - Tu esporresti un tale monumento in luogo pubblico? (l. Silone, Il segreto di Luca) - "Come sarebbe a dire?!" chiese il commissario sbarrando gli occhi. (P. Chiara, I giovedi della signora Giulia').

La stessa domanda al passato, puo anche servire a smentire un fatto o a difendersi da qualche accusa: Anna: "E' stato Carlo a dire che Luigi...." Carlo: Che cosa avrei detto io?".


III. IL periodo IPOTETICO


1.Le frasi ipotetiche


Le frasi ipotetiche (cioè le proposizioni subordinate introdotte nella gran parte dei casi dall'operatore di subordinazione se) forma­no, insieme alle proposizioni sovraordinate da cui dipendono, frasi complesse tradizionalmente chiamate «periodi ipotetici», che noi chiameremo anche «costrutti condizionali».

All'interno di un costrutto condizionale la proposizione subordi­nata viene chiamata «protasi», mentre la proposizione sovraordinata viene chiamata «apodosi»; prese singolarmente protasi ed apodosi possono essere frasi semplici, come in (1), oppure frasi complesse che contengono proposizioni coordinate, come in (2), o frasi com­plesse contenenti (almeno) una proposizione subordinata come in (3):

(1) Se partiamo abbastanza presto, non troveremo molto traffico.

(2) Se il treno non è in ritardo ed i vagoni non sono troppo affolla­ti, faremo un viaggio comodo ed arriveremo in tempo per la partita.

(3) Se credi di essere troppo stanco per fare quel lavoro, sarà me­glio affidarlo a qualche altro tuo collega.

Inoltre l’apodosi di un costrutto condizionale non deve essere ne­cessariamente una proposizione principale, ma può essere a sua volta subordinata ad un'altra proposizione principale, come in (4):Mi hanno detto che dovrò fare un'ottima prova, se voglio vera­mente ottenere l'incarico.


a)Semantica del costrutto condizionale

Parlando di «periodo ipotetico» e «costruttto condizionale» si identifica la costruzione in base alle sue caratteristiche funzionali: con la protasi si «ipotizza» una «condizione», soddisfatta la quale si ha come «conseguenza» quanto espresso dall'apodosi. Il costrutto esprime globalmente un'ipotesi ed instaura fra il contenuto proposizionale della protasi (che simbolizzeremo con «p») e quello dell'apodosi (che simbolizze­remo con «q») un rapporto del tipo «condizione-conseguenza».

Per esempio, con una frase come (1) si ipotizza che, soddisfatta la condizione di una partenza sufficientemente mattiniera (p), si avrà come conseguenza un viaggio tranquillo per la scarsità di traffico (q): p e q non sono presentati sicuramente ed indipendentemente come veri, ma data la verità di p deve seguirne la verità di q. Questo aspetto del significato di un costrutto condizionale può essere così riassunto: un costrutto condizionale ipotizza che i contenuti proposi­zionali di protasi ed apodosi siano entrambi veri («se p, q» - «Pvero E qvero»).


Nel caso in cui alla partenza mattiniera (p) faccia poi séguito un viaggio clamorosamente ritardato dal traffico (non-q) la frase in (1) sarà considerata un «cattivo» consiglio, oppure una previsione «sba­gliata»: un costrutto condizionale non prevede che il contenuto pro­posizionale della protasi sia vero e che quello della apodosi sia falso.

Inoltre nella comunicazione quotidiana, ordinaria, l'enunciazione di una sequenza come (1) suggerisce all'interlocutore che una parten­za ritardata (non-p) avrebbe come conseguenza l'incontro di un den­so traffico (non-q). Questo suggerimento, esprimibile con (5), è una «inferenza sollecitata» (o «invitata») dal costrutto condizionale esem­plificato in (1), e mostra un altro aspetto del significato di un perio­do ipotetico, così riassumibile: un costrutto condizionale ipotizza che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi siano entrambi falsi («se p, q» — «pFalso E q Falso»):

(5) Se non partiamo abbastanza presto, troveremo molto traffico.

Unendo quanto proposto finora, possiamo dire che un costrutto condizionale ipotizza che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi possano essere o entrambi veri, o entrambi falsi (grazie al­l'inferenza sollecitata).

Questo significato, ottenuto per (1) combinando appunto (1) e (5), ov­vero la sua inferenza sollecitata, corrisponde a quello espresso direttamente ed esplicitamente da un costrutto condizionale con la protasi introdotta dal­l'operatore di subordinazione solo se:

(6) Solo se partiamo abbastanza presto non troveremo molto traffico.

Un costrutto come (6), detto «bi-condizionale», ha un significato parafrasabile proprio con l'accostamento di (1) e di (7):

(7) Se non partiamo abbastanza presto, troveremo molto traffico.

La sinonimia tra i costrutti condizionali e quelli bicondizionali, e tra gli operatori di subordinazione se e solo se, è però solo apparente: un costrutto bicondizionale, grazie alla presenza di solo se, ha sempre e per forza l'interpretazione ottenibile combinando insieme gli schemi presentati sopra, men­tre un costrutto condizionale semplice può avere sia l'interpretazione bicondizionale (grazie all'inferenza sollecitata) sia l'interpretazione più debole, priva dell'inferenza sollecitata.

Per esempio, una sequenza come (8) presenta, tramite la coordinazione dei due infiniti, non una ma due condizioni, e può essere parafrasata con un costrutto che abbia due protasi coordinate, una per ogni condizione, come (9):

(8) Se continua a non piovere e a non nevicare, la prossima estate rischiere­mo la siccità.

(9) Se continua a non piovere e se continua a non nevicare, la prossima estate rischieremo la siccità.

Ma in (9) non è possibile dare una interpretazione bicondizionale alle due protasi, e non è possibile sostituire i due se con due solo se, come si vede dalla inaccettabilità di (10):

(10) Solo se continua a non piovere e solo se continua a non nevicare, la prossima estate rischieremo la siccità.

Infatti il significato di solo entra in contraddizione con il significato di e; l'unica interpretazione possibile per i due se di (9) è quella semplice, priva dell'in­ferenza sollecitata. L'interpretazione bicondizionale (con l'inferenza solleci­tata) può emergere solo combinando le due condizioni in un unico conte­nuto proposizionale complesso; così l'interpretazione di (11) può essere pa­rafrasata con l'accostamento di (12a-b):

(11) Solo se continua [a non piovere e a non nevicare], la prossima estate rischieremo la siccità.

(12) a. Se continua [a non piovere e a non nevicare], la prossima estate

rischieremo la siccità.

b. Se non continua [a non piovere e a non nevicare], la prossima estate non rischieremo la siccità.

Formalizzeremo quindi la differenza di significato esistente fra i costrutti bi-condizionali ed i costrutti condizionali con gli schemi rappresentati ri­spettivamente in (13) ed in (14):

(13) «Solo Se p, q» —» «Pvero E qvero» O «pFalso E qFalso»

(14) «Se p, q» — «pVero E qvero» (O «Pfalso E qFalso»)


b)Concordanza dei tempi e semantica dei modi


L'italiano presenta un sistema standard di concordanza di modi e Tempi verbali all'interno dei costrutti condizionali, che nella lingua contemporanea è affiancato da una variante colloquiale che si sta dif­fondendo anche a livelli più alti, e da un sistema «substandard» tipi­co solamente di alcune varietà più basse.

Nel primo sistema è possibile avere l'indicativo in protasi ed apo dosi, come in (15), il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condi­zionale semplice nell'apodosi, come in (16), e il congiuntivo piucche­perfetto nella protasi e il condizionale composto nell'apodosi, come in (17) :

(15) Se vieni alla festa, ti divertirai moltissimo.

(16) Se venissi alla festa, ti divertiresti moltissimo.

(17) Se fossi venuto alla festa, ti saresti divertito moltissimo.

La variante colloquiale del sistema standard, presente talora anche in livelli più alti, prevede la possibilità che l'indicativo imperfetto sostituisca il congiuntivo piuccheperfetto nella protasi e / o il condizionale composto nell'apodosi, come in (18):

(18) a. Se lo sapevo prima, sarei arrivato in tempo a salutarti.

b. Se lo sapevo prima, arrivavo in tempo a salutarti.

c. Se l'avessi saputo prima, arrivavo in tempo a salutarti.

Il tipo in (18b) è presente nel seguente es. da Manzoni, che riproduce il parlato spontaneo:

(19) «Se mi s'accostava un passo di più, soggiunse, l'infilavo addirittura, prima che avesse tempo di accomodarmi me, il birbone» (A. Manzoni, promessi sposi, cap. XXXTV)

Nell'apodosi si può avere anche il piuccheperfetto con valore di com­piutezza :

(20) Se non fosse successo / succedeva quell'incidente, a quest'ora eravamo già arrivati.

Nel sistema «substandard» invece dei modi congiuntivo e condi­zionale appare l'indicativo, così che (2 la) corrisponde all'incirca a (15) (ma a volte anche a (16)), mentre (21b) corrisponde all'incirca a (16) e (17) (anche questo sistema è più complesso di quanto appaia da questa sintetica presentazione, e le corrispondenze con il sistema standard sono più irregolari di quanto qui accennato:

(21) a. Se vieni alla festa, ti divertirai un sacco.

b. Se venivi alla festa, ti divertivi un sacco.

In vari usi dialettali sono più diffusi sistemi «simmetrici», con congiunti­vo in protasi ed apodosi oppure condizionale in protasi ed apodosi. Questi usi, decisamente substandard, sono ritenuti concordemente inaccettabili, e tuttavia appaiono frequentemente sia in varietà regionali sia anche come lap­sus. Alcuni ess. sono:

(22) «Se io fossi uomo ci andassi ogni sera» (D. Dolci, Conversazioni, Tori­no, 1962, p. 290)

(23) «Io sono sicuro che se farei il boia riuscirei bene» (lo speriamo che me

la cavo. Sessanta temi di bambini napoletani, a cura di M. D'Otta, Mi­lano, Mondadori, 1990, p. 41)

L'uso del congiuntivo nell'apodosi è caratteristica di certo parlato spon­taneo meridionale.

L'uso del condizionale anche nella protasi, come in (23), è molto comu­ne nel linguaggio infantile in tutta Italia.

Non sembra possibile, invece, la combinazione con condizionale nella protasi e congiuntivo nell'apodosi.


c)Il sistema dell'italiano standard


Nell'italiano standard è possibile trovare diverse combinazioni di Tempi verbali dell'indicativo in protasi ed apodosi; sono possibili, per esempio, presente più presente, come in (24a), e presente più futuro semplice, come in (24b):

(24) a. Se piove, esco con l'ombrello.

b. Se (domani) piove, uscirò con l'ombrello.

Non c'è una corrispondenza obbligatoria fra Tempo verbale e tempo cronologico: in (24a) ad esempio il presente non è necessariamente «deitti­co», anzi è più facilmente interpretabile come presente «atemporale», e in (24b) è orientato, anche grazie alla presenza di domani nella protasi e di un tempo futuro nell'apodosi, verso il futuro.

Sono poi possibili combinazioni di futuro semplice più futuro semplice come, in (25a), perfetto composto più presente, come in (25b), perfetto composto più futuro semplice, come in (25c), e per­fetto composto più perfetto composto, come in (25d):

(25) a. Se domani ci sarà bel tempo, andremo a sciare.

b. Se hai comprato il giornale, possiamo vedere che film ci sono stasera.

c. Se ti sei ricordato di portare la carbonella, forse riusciremo a preparare la grigliata.

d. La settimana scorsa ho telefonato a Giorgio, ma non sono riuscito a trovarlo in casa: se è andato in vacanza, ha final­mente potuto riposarsi.

In (25d) il contesto linguistico precedente il costrutto condizionale ne permette una lettura più naturalmente ipotetica: «Non so se Giorgio è an­dato in vacanza: lo ipotizzo solamente sulla base della sua mancata risposta al telefono; nel caso ci sia andato, starà godendosi il suo meritato riposo». Di solito invece i costrutti condizionali con i tempi passati dell'indicativo sono più facilmente interpretati come causali, cioè «fattuali», piuttosto che ipotetici, come si vede dalla parafrasi (26b) di (26a):

(26) a. Se hai sostenuto quella posizione, hai avuto torto.

b. Siccome hai sostenuto quella posizione, hai avuto torto.


Esistono costrutti condizionali con l'imperfetto in protasi ed apodosi, da non confondere con quelli formalmente identici ma apparte­nenti o alla variante colloquiale del sistema standard (v. la frase (18b)) o al sistema «substandard» (v. la frase (21b) ; in questi costrutti il se assume un valore parafrasabile con ogni volta che:

(27) In quel periodo se riuscivamo ad alzarci abbastanza presto cor­revamo subito a guardare l'alba, e poi nella stalla per bere il latte appena munto.

Non sono possibili costrutti condizionali con il perfetto semplice in protasi ed apodosi , come si vede dall'inaccettabilità di (28):

(28) Se prenotammo in tempo, assistemmo alla prima di Falstaff.


Oltre all'indicativo l'italiano stan­dard prevede nei periodi ipotetici combinazioni di congiuntivo più condizionale; si trovano usualmente il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condizionale semplice nell'apodosi, come in (29a-b), o il congiuntivo piuccheperfetto nella protasi e il condizionale composto nell'apodosi, come in (29c):

(29) a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello.

b. Se fossi un marziano, avrei le orecchie verdi.

c. Se non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.


Sono però anche possibili costrutti che presentino il congiuntivo piuccheperfetto nella protasi e il condizionale semplice nell'apodosi, come in (30a): in questo modo viene segnalata la «distanza» cronolo­gica tra i contenuti espressi dalle due proposizioni; inoltre sono pos­sibili costrutti con il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condi­zionale composto nell'apodosi, come in (30b):

(30) a. Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del cata­sto ce ne sarebbe traccia, b. Se Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefono.


Utilizzando l'opposizione tra la concordanza all'indicativo e quel­la al congiuntivo-condizionale all'interno di un periodo ipotetico un parlante indica diversi gradi di «probabilità» per i contenuti proposi­zionali di protasi ed apodosi:

— l'uso dell'indicativo segnala la «possibile verità» dei contenuti;

— l'uso del congiuntivo-condizionale ne segnala la «possibile fal­sità».

L'opposizione è illustrata attraverso il confronto tra due costrutti le cui proposizioni componenti esprimano gli stessi contenuti:

(31) a. Se nevica prima di domenica, andiamo a sciare a Cortina.

b. Se nevicasse prima di domenica, andremmo a sciare a Cor­tina.

In (3 la) il progetto viene presentato come molto più probabile rispetto a (31b): nel primo caso viene configurata la possibilità che nevichi, con la conseguente vacanza sugli sci, mentre nel secondo ca­so viene configurata la possibilità che non nevichi, con la conseguen­te rinuncia alla vacanza sugli sci.

Questa differenza si evidenzia con una prova di compatibilita semantica. Aggiungendo ad un periodo ipotetico all'indicativo una frase da cui si possa inferire la «sicura falsità» del contenuto proposizionale della protasi, si ot­tiene una sequenza semanticamente anomala, perché la «possibile verità» se­gnalata dall'indicativo si scontra con un contenuto «sicuramente falso»:

(32) Se Gianni è in macchina ci può dare un passaggio, ma oggi Gianni è

venuto in autobus.


Allo stesso modo, aggiungendo ad un periodo ipotetico al congiuntivo-condizionale una frase da cui si inferisca la «sicura verità» del contenuto proposizionale della protasi si ottiene di nuovo una sequenza semanticamen­te anomala, perché la «possibile falsità» segnalata dal congiuntivo-condizio­nale si scontra con un contenuto «sicuramente vero»;

(33) a. Se Gianni fosse in macchina potrebbe darci un passaggio, ma

Gianni è (sempre) in macchina.

b. Se Gianni fosse stato in macchina avrebbe potuto darci un pas­saggio, ma Gianni era in macchina.


d) I costrutti 'controfattuali'


Alcuni periodi ipotetici al congiuntivo-condizionale non sembra­no comunicare la «possibile falsità» dei contenuti proposizionali di protasi ed apodosi, quanto piuttosto la loro «sicura falsità»: sono i costrutti tradizionalmente chiamati «controfattuali» o «periodi ipote­tici dell'irrealtà». Questi casi, comunque, non costituiscono un tipo a parte. Come vedremo subito, i costrutti con congiuntivo imperfetto e condizionale semplice sono interpretati come controfattuali solo quando all'indicazione morfosintattica di «possibile falsità» si aggiun­gono altre indicazioni di falsità, provenienti in genere dal confronto fra contenuto proposizionale espresso e contesto extralinguistico; quanto ai costrutti con congiuntivo piuccheperfetto e / o condiziona­le composto, essi sono sempre interpretati come controfattuali, a meno

che dal contesto linguistico emergano indicazioni del contrario, ovvero segnalazioni di «non-falsità» (come si vedrà in (36), (37) e (38b)).

La controfattualità non è quindi un significato rigidamente connesso ad una determinata concordanza di modi e Tempi verbali, ma un effetto se­mantico complesso, che deriva dall'interazione della morfosintassi (congiun­tivo imperfetto più condizionale semplice o congiuntivo piuccheperfetto e / o condizionale composto) con il contenuto proposizionale di protasi ed apodosi e con il contesto linguistico ed extralinguistico.

La combinazione «congiuntivo imperfetto nella protasi + condi­zionale semplice nell'apodosi» sembra neutralizzare l'opposizione tra «mera ipoteticità» e «controfattualità», poiché può esprimere sia l'u­no sia l'altro valore semantico; essa è utilizzabile per esempio anche in (34a), che presenta solo un'ipotesi, e non due contenuti proposi­zionali «falsi»:

(34) a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello. (= 29a)

b. Se fossi un marziano, avrei le orecchie verdi. (= 29b)

Un costrutto come (34a) può essere enunciato con tono polemi­co, da un parlante che sta uscendo «senza» ombrello in una giornata appena piovigginosa: in questo caso si otterrebbe una interpretazione «controfattuale», come, all'incirca, «non piove molto forte, e (perciò) sto uscendo senza ombrello».

La controfattualità compare dunque quando all'indicazione di «possibile falsità» fornita dalla concordanza si aggiunge una indica­zione di «sicura falsità» derivata dal confronto tra il contenuto pro­posizionale espresso dal costrutto ed il contesto extralinguistico: per (34b) il parlante patentemente non è un marziano, e non ha le orec­chie verdi; per l'interpretazione controfattuale di (34a), al momento dell'enunciazione sta piovendo poco, ed il parlante sta uscendo senza ombrello.

Ora, nelle frasi (35) la comparsa del congiuntivo piuccheperfetto nella protasi e/o del condizionale composto nell'apodosi sembra segnalare la falsità dei contenuti proposizionali espressi dal costrutto, e quindi la controfattualità:

(35) a. Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del cata­sto ce ne sarebbe traccia. (= 30a)

b. Se Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefono. (= 30b)

c. Se non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.(= 29c)


Ma una protasi al congiuntivo piuccheperfetto non è una condi­zione sufficiente per ottenere una interpretazione controfattuale; in (36) il contesto linguistico aggiunto a (35a) mostra che con il costrut­to condizioniale il parlante sta solo compiendo un'ipotesi sul passato (da verificare nel presente):


(36) Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto ce ne sarebbe traccia: bisogna quindi passare a controllare in quel­l'ufficio.


Neppure una apodosi al condizionale composto è condizione suf­ficiente per ottenere una interpretazione controfattuale: (35b) sembra comunicare che «Enrico non è a casa, e (perciò) non ha risposto al telefono», ma la versione «condizionale concessiva» di (35b), cioè

(37), presenta ugualmente una apodosi al condizionale composto, senza per questo segnalarne la falsità:

(37) a. Anche se Enrico fosse a casa, non avrebbe risposto al tele­fono.

b. Se Enrico fosse a casa, non avrebbe comunque risposto al telefono.

(37) è parafrasabile con «è possibile che Enrico sia a casa, ed è pos­sibile che non lo sia; in un caso come nell'altro 'non' risponderebbe al telefono».

Anche nel caso in cui compaiano sia il congiuntivo piuccheper­fetto nella protasi sia il condizionale composto nell'apodosi l'interpretazione controfattuale non è garantita. Se infatti (38a) sembra in­dicare che il protagonista «non» è partito alle 3, e che (quindi) «non» è arrivato alle 9, una sequenza come (38b), con due costrutti condizionali collegati asidenticamente, mostra che il parlante sta fa­cendo solo ipotesi sul passato, come nel caso di (36), e non ha alcu­na certezza sulla falsità dei contenuti proposizionali espressi da pro­tasi ed apodosi:


(38) a. Se avesse preso il treno delle 3 sarebbe arrivato alle 9.

b. Se avesse preso il treno delle 3 sarebbe arrivato alle 9; se avesse preso quello delle 5 sarebbe arrivato alle 11; adesso sono le 13, e quindi dovremmo comunque trovarlo in al­bergo.

Le stesse ipotesi, presentate con maggior sicurezza, possono esse­re espresse dalla versione all'indicativo di (39):


(39) Se ha preso il treno delle 3 è arrivato alle 9; se (invece) ha pre­so quello delle 5 è arrivato alle 11; adesso sono le 13, e quindi lo troveremo sicuramente in albergo.


Per quanto abbiamo detto, non è stata utilizzata qui la tradizionale di­stinzione fra periodo ipotetico della realtà, periodo ipotetico della possibili­tà, e periodo ipotetico della irrealtà (ispirata dalla tripartizione latina fra casus nalis, casus posstbilis, e casus trrealis). Secondo questa distinzione, infatti, ogni tipo di periodo ipotetico è correlato ad una specifica concor­danza di modi e Tempi: l'indicativo segnala una ipotesi reale, il congiuntivo imperfetto ed il condizionale semplice segnalano una ipotesi possibile, o una ipotesi irreale nel presente, ed il congiuntivo piuccheperfetto ed il condizionale composto segnalano una ipotesi irreale nel passato. Ma in italiano standard un periodo ipotetico con la concordanza al congiuntivo piucche­perfetto e / o condizionale composto può avere sia una lettura controfattua­le (irrealtà), come negli esempi (35) e (38a), sia una lettura meramente ipo­tetica (possibilità), come negli esempi (36), (37) e (38b). Un costrutto con­dizionale con la concordanza all'indicativo può segnalare una ipotesi reale, come negli esempi (24) e (25), ma anche la correlazione di due «fatti», co­me in (26a), e può avere persino una lettura controfattuale, come combinazione di due contenuti proposizionali «falsi».


Se un periodo ipotetico viene inserito in un discorso indiretto al passato (e gli eventi citati sono già avvenuti al momento dell'enuncia­zione) la concordanza dei modi e dei Tempi prevede solo la combi­nazione «congiuntivo piuccheperfetto + condizionale composto», in­dipendentemente dalla forma che il costrutto potrebbe avere nella corrispondente versione in discorso diretto. Così la «scelta» dei modi e Tempi di (40d), obbligata dalla concordanza del discorso indiretto, «neutralizza» completamente le differenze semantiche sia modali che temporali esistenti fra le prime tre frasi di (40):


(40) a. Aldo mi ha detto: «Se XY vince / vincerà le elezioni, ti offro / offrirò una cena».

b. Aldo mi ha detto : «Se XY vincesse le elezioni, ti offrirei una cena».

c. Aldo mi ha detto: «Se XY avesse vinto le elezioni, ti avrei offerto una cena».

d. Aldo mi ha detto che se XY avesse vinto le elezioni mi avrebbe offerto una cena.


e) Concordanza mista indicativo e congiuntivo-condizionale


Oltre alle combinazioni illustrate , si trovano in italiano standard periodi ipotetici con una concordanza «irregolare» di modi e tempi, con indicativo nella protasi e condizionale nell'apodosi, o congiuntivo nella protasi ed indicativo nell'apodosi:

(41) a. Se vuoi proprio ottenere quell'incarico, dovresti recarti do­mani stesso dal funzionario responsabile.

b. Se (poi) volessi ottenere proprio quell'incarico, devi recarti domani stesso dal funzionario responsabile.

Il confronto fra questi due esempi e costrutti dallo stesso conte­nuto proposizionale ma con concordanza «regolare», come (42), mo­stra come il cambiamento di modo fra protasi ed apodosi non segna­li altro che il «diverso grado di probabilità» assegnato dal parlante ai

diversi contenuti proposizionali espressi:

(42) a. Se vuoi proprio ottenere quell'incarico, devi recarti domani

stesso dal funzionario responsabile.

b. Se (poi) volessi ottenere proprio quell'incarico, dovresti re­carti domani stesso dal funzionario responsabile.

In questi due esempi il livello di ipoteticità è lo stesso sia per il contenuto proposizionale della protasi sia per quello dell'apodosi, mentre in (41a) il condizionale nell'apodosi «indebolisce» il valore deontico di dovere, favorendo l'interpretazione del costrutto più co­me consiglio che come ordine, ed in (41b) il congiuntivo nella prota­si presenta come più remoto il desiderio dell'interlocutore.

Un altro esempio può essere fornito dal confronto tra le due frasi se­guenti:

(43) a. Se piovesse, uscirei con l'ombrello.

b. Se piovesse, uscirò con l'ombrello.

In (43a) il parlante sta avanzando una mera ipotesi, quasi del tutto stac­cata dal reale, mentre in (43b) l'inserimento del futuro semplice dell'indica­tivo nell'apodosi trasforma il costrutto nell'espressione di un proposito: «in caso - che ritengo improbabile - di pioggia, ho la ferma intenzione di usci­re con l'ombrello».

Lo stesso effetto di «indebolimento» visto nell'apodosi di (41a) si ha nel condizionale indipendente. In una richiesta come «Vorrei mezzo chilo di ravioli di magro», enunciata ad esempio in una panetteria, il condizionale permette di presentare il desiderio del cliente come più «remo­to», e quindi meno aggressivo, e la frase risulta decisamente più cortese rispetto a «Voglio mezzo chilo di ravioli di magro», con l'indicativo. Sempre in «condizionale indipendente», l'effetto di indebolimento si trova in frasi in cui il parlante si presenta in forma modesta, come nel seguente dialogo: «A - Scusi, ma lei chi è? B - Ma, io veramente sarei l'idraulico (che lei aveva fatto chiamare)», ed in brani di testi narrativi, soprattutto giornalisti­ci, in cui l'autore non ha la totale sicurezza della verità o attendibilità di quanto sta riportando, e segnala il suo «distacco» proprio con il condiziona­le, semplice o composto: «(Secondo le nostre informazioni) II presidente si sarebbe recato presso la sua villa nei sobborghi della città, per tenere una riunione con i suoi principali collaboratori, e vi si troverebbe tuttora, in at­tesa di segnali più chiari dalla capitale».


f) Il sistema substandard di concordanza di modi e tempi


II sistema «substandard» di concordanza di modi e Tempi, è tipico solamente di alcune varietà più basse; esso ha sostituito l'opposizione tra «possibile verità» e «possi­bile falsità» del sistema standard con una opposizione tra «possibile» e «controfattuale». II sistema «substandard» conserva infatti le varie combinazioni di tempi dell'indicativo per l'ita­liano standard, ma utilizza l'indicativo anche per esprimere l'interpretazione non controfattuale di frasi come (44a) dell'italiano stan­dard:

(44) a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello. (= 34a)

b. Se piove molto forte, esco con l'ombrello.

Per i costrutti controfattuali invece, il sistema «substandard» uti­lizza l'indicativo imperfetto in protasi ed apodosi ; l'interpretazione controfattuale di (44a) è resa da (45a), e la stessa concordanza è utilizzata per esprimere gli altri costrutti ad interpretazione controfattuale (l'uso del piuccheperfetto nella protasi di (45f) segnala lo scarto tem­porale esistente fra il contenuto proposizionale della protasi e quello dell'apodosi):

(45) a. Se pioveva molto forte, uscivo con l'ombrello.

b. Se ero un marziano, avevo le orecchie verdi.

c. Se Enrico era a casa, rispondeva al telefono.

d. Se non arrivavate tardi, non perdevate il treno.

e. Se prendeva il treno delle 3 arrivava alle 9.

f. Se quell'edificio era stato venduto, nell'archivio del catasto ce n'era traccia.


L'uso dell'indicativo imperfetto nei costrutti condizionali del sistema «substandard» ha implicazioni solo modali, e non più temporali, potendo essere usato per esprimere la controfattualità al passato, al presente, ed al futuro:

(46) a. Se ieri venivi alla festa, ti divertivi un sacco.

b. Se adesso eri alla festa, ti divertivi un sacco.

e. Se domani venivi alla festa, ti divertivi un sacco.

Il valore di controfattualità dell'indicativo imperfetto nei costrutti condizionali del sistema «substandard» è confermato dall'applicazio­ne delle stesse prove per dimostrare l'interpretazione non obbligatoriamente controfattuale della combinazione «congiuntivo piuccheperfetto e / o condizionale composto» in italia­no standard. Infatti (47), con l'imperfetto a segnalare la controfattua­lità ed il contesto linguistico successivo a segnalare invece l'ipoteticità nel passato, è inaccettabile, mentre (48), che è la versione di (38b) nel sistema «substandard», non è del tutto accettabile:

(47) Se quell'edificio era stato venduto, nell'archivio del catasto ce n'era traccia: bisogna quindi passare a controllare in quell'uffi­cio.

(48) Se prendeva il treno delle 3 arrivava alle 9; se invece prendeva

quello delle 5 arrivava alle 11; adesso è mezzogiorno, e quindi lo troviamo comunque in albergo.


g) Costrutti condizionali pseudocoordinati


In alcuni casi un rapporto «condizione-conseguenza» non viene espresso da una apodosi sovraordinata contenente una protasi subor­dinata introdotta da se (come negli esempi visti fin qui), ma da una sequenza di due frasi apparentemente coordinate, collegate eventual­mente da operatori di congiunzione o disgiunzione; la prima frase può essere imperativa o interrogativa (polare):

(49) a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparo!

b. Ripetilo e ti rompo la testa!

c. Dammi retta e non ti pentirai!

d. Vuoi un gelato? Te lo vado subito a prendere.

e. Cercano la rissa? Gli daremo un sacco di botte.


Di solito se la prima frase è interrogativa la seconda frase può essere introdotta da un operatore di congiunzione, ma non da un operatore di disgiunzione:

(50) a. Vuoi un gelato? E io te lo vado subito a prendere.

b. Vuoi un gelato? O / Altrimenti / Se no non te lo vado subito a prendere.

(51) a. Cercano la rissa? E noi gli daremo un sacco di botte.

b. Cercano la rissa? O / Altrimenti / Se no non gli daremo un sacco di botte.

I costrutti in (49) costituiscono delle «pseudocoordinazioni», e sono normalmente parafra-sabili tramite costrutti condizionali subordinati:

(52) a. Se non alzi le mani sparo.

b. Se lo ripeti ti rompo la testa.

e. Se mi dai retta non ti pentirai.

d. Se vuoi un gelato te lo vado subito a prendere.

e. Se cercano la rissa gli daremo un sacco di botte.


Dal punto di vista delle azioni linguistiche eseguibili con questi costrutti, si può dire che in (49), come in (52), si trovano ordini mo­dificati da minacce (a. e b.), esortazioni modificate da previsioni fa­vorevoli (e.), offerte precedute da richiesta di conferma (d.), e mi­nacce (e.).

Per l'interpretazione semantico-pragmatica di questi costrutti è necessario ricordare in primo luogo che fanno immediatamente scat­tare l'inferenza sollecitata:

(53) a. Se alzi le mani non sparo.

b. Se non lo ripeti non ti rompo la testa.

c. Se non mi dai retta ti pentirai.

d. Se non vuoi un gelato non te lo vado (subito) a prendere.

e. Se non cercano la rissa non gli daremo un sacco di botte.


Su questa base l'interpretazione dell'imperativo come ordine (a.-b.) o come consiglio (e.) dipende dal valore «argomentativo» del­la seconda frase: in (49a-b) l'interlocutore non vede come positivo il fatto che gli si spari o gli si voglia rompere la testa, sceglie come preferenziale la lettura di (53a-b) (cioè l'inferenza sollecitata), ed in­terpreta l'imperativo come ordine (positivo in a., per la presenza del­l'operatore di disgiunzione, negativo in b., per la presenza dell'ope­ratore di congiunzione); in (49c), invece, il non rischiare di «pentirsene» è visto come positivo, l'interlocutore sceglie come preferenziale la lettura in (52c), ed interpreta l'imperativo come consiglio, o esor­tazione.

Anche le frasi b. e c. possono essere realizzate con operatori di disgiun­zione (come a.), negando la proposizione opportuna secondo il meccanismo appena illustrato:

(54) a. Non ripeterlo o / altrimenti / se no ti rompo la testa.

b. Dammi retta o / altrimenti / se no ti pentirai.


Va segnalato che (54b), come anche (53c), è facilmente interpretabile non solo come consiglio, ma anche come ordine modificato da una minac­cia: ciò dipende dall'eventuale «controllo» del parlante sul «pentimento» dell 'interlocutore.

Le frasi (52) possono comparire con la concordanza «congiuntivo nella protasi + condizionale nell'apodosi»; con la combinazione «congiuntivo imperfetto + condizionale semplice» conservano, sep-pur indebolito, il valore di azioni linguistiche come ordini, consigli, esortazioni, minacce, ecc., mentre con la combinazione «congiuntivo piuccheperfetto + condizionale composto» possono essere intesi solo come condizionali dichiarativi:


(55) a. Se non alzassi le mani sparerei.

b. Se lo ripetessi ti romperei la testa.

e. Se mi dessi retta non ti pentiresti.

d. Se volessi un gelato te lo andrei subito a prendere.

e. Se cercassero la rissa gli daremmo un sacco di botte.

(56) a. Se non avessi alzato le mani avrei sparato.

b. Se lo avessi ripetuto ti avrei rotto la testa.

e. Se mi avessi dato retta non ti saresti pentito.

d. Se avessi voluto un gelato te lo sarei subito andato a pren­dere.

e. Se avessero cercato la rissa gli avremmo dato un sacco di botte.


I costrutti «pseudocoordinati» esemplificati in (49), invece, non


possono seguire la concordanza normale dei condizionali, neppure nella proposizione che corrisponde all'apodosi della costruzione su­bordinata:

(57) a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparerei / avrei sparato.

b. Ripetilo e ti romperei / avrei rotto la testa.

c. Dammi retta e non ti pentiresti / saresti pentito.

d. Vuoi un gelato? Te lo andrei / sarei andato subito a pren dere.

e. Cercano la rissa? Gli daremmo / avremmo dato un sacco di botte.


h) Costruiti condizionali interrogativi e imperativi


Tutti i periodi ipotetici presi in considerazione finora presentano una apodosi dichiarativa, ma è possibile trovare costrutti la cui apodosi è una proposizione interrogativa o imperativa. Nel caso dell'in­terrogativa si trovano le possibilità di concordanza di modi e Tempi viste fin qui, sia per le interrogative polari sia per le interrogative argomentali:

(58) a. Se vinci alla lotteria, comprerai un'auto nuova?

b. Se vincessi alla lotteria, compreresti un'auto nuova?

c. Se avessi vinto alla lotteria, avresti comprato un'auto nuova?

(59) a. Se vinci alla lotteria, cosa farai con i soldi?

b. Se vincessi alla lotteria, cosa faresti con i soldi?

c. Se avessi vinto alla lotteria, cosa avresti fatto con i soldi?

Nel caso dell'imperativa, la protasi può essere solo all'indicativo, o al congiuntivo imperfetto:

(60) a. Se hai bisogno di me, chiamami a casa.

b. Se avessi bisogno di me, chiamami a casa.

c. Se avessi avuto bisogno di me, chiamami a casa.


Periodi ipotetici di questo tipo possono essere espressi anche come «pseudocoordinazioni», con la protasi realizzata da una doman­da. In questo caso, fermo restando l'impiego delle forme dell'imperativo nell'apodosi, nella domanda si può trovare solo l'indicativo:

(61) a. Hai bisogno di me? Chiamami a casa.

b. Avessi bisogno di me? Chiamami a casa.

c. Avessi avuto bisogno di me? Chiamami a casa.


Esistono alcuni costrutti introdotti dall'operatore di subordinazio­ne se che non sono necessariamente «ipotetici» né «condizionali», in quanto non presentano contenuti proposizionali ipotizzati, ma «sicu­ramente veri» (o «sicuramente falsi»), e fra i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi non esiste in genere alcun reale rapporto di «condizione-conseguenza»: si tratta dei costrutti «bi-affermativi», e dei costrutti «bi-negativi».


Un costrutto «bi-negativo» è caratterizzato da una apodosi dal contenuto proposizionale patentemente falso, e da una concordanza generalmente all'indicativo:

(62) a. Se tu giochi bene a tennis, io sono Ivan Lendl.

b. Se tu giocassi bene a tennis, io sarei Ivan Lendl.

c. Se tu avessi giocato bene a tennis, io sarei stato Ivan Lendl.

(63) a. Se Piero è forte a scacchi, io sono Gorbaciov.

b. Se Piero fosse forte a scacchi, io sarei Gorbaciov.

c. Se Piero fosse stato forte a scacchi, io sarei stato Gorba­ciov.


Fra il contenuto proposizionale della protasi e quello dell'apodosi può esistere, ma non necessariamente, un qualche collegamento di tipo logico: infatti in (62a) si può ricostruire un paragone del tipo «Se il tuo modo di giocare a tennis si può definire 'buono', allora il mio modo può essere com­parato a quello di un campione», ma in (63a) non è assolutamente possibi­le, o è comunque poco naturale, instaurare un collegamento logico tra l'abi­lità di qualcuno a scacchi e la (falsa) identità del parlante con il premier sovietico.

Il meccanismo di questi costrutti si basa sulla semantica del pe­riodo ipotetico: «se p, q» —» «pVero E qVero» (O «pFalso E q falso»)- Un costrutto condizionale viene in genere interpre­tato, grazie all'inferenza sollecitata, come bicondizionale, il che si­gnifica che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi possono essere o entrambi veri o entrambi falsi; in un costrutto «bi-negativo» la falsità del contenuto proposizionale dell'apodosi si riflette, in base alla parte tra parentesi dello schema appena visto, sul contenuto pro­posizionale della protasi, che risulta così anch'esso falso:

(64) È falso che io sia Ivan Lendl, e (quindi) è falso che tu giochi bene a tennis.

(65) È falso che io sia Gorbaciov, e (quindi) è falso che Piero sia forte a scacchi.

Infatti i costrutti di questo tipo sono di solito utilizzati per esprimere un parere sarcastico sulla falsità del contenuto proposizionale della protasi, enunciato o proposto dall'interlocutore:


(66) Se lei è un poliziotto, mia moglie è Sofia Loren.


La coloritura sarcastica deriva, oltre che dall'accostamento di due contenuti proposizionali che non hanno necessariamente a che fare l'uno con l'altro, anche dall'inserimento di un contenuto proposizio­nale patentemente falso in uno schema di concordanza (l'indicativo) il cui valore semantico è la segnalazione di «possibile verità».


Un effetto molto simile, anche se non identico, a quello dei costrutti «bi-negativi» veri e propri si ottiene con una apodosi all'imperativo, nor­malmente interpretata come sfida che non sarà raccolta:

(67) Se sei un bravo cuoco, preparami subito un filetto al pepe verde!

(68) Se lei è un poliziotto, mi mostri subito la sua tessera di riconoscimen­to!

Il meccanismo è lo stesso illustrato sopra, ma con un passaggio logico in più: se la sfida non viene raccolta, ciò significa che lo sfidato non è in gra­do di realizzare il contenuto proposizionale dell'apodosi, e che quindi non si trova nelle condizioni ipotizzate dalla protasi.

Un'altra possibilità è costituita dall'uso di un'apodosi interrogativa, che presupponga un contenuto proposizionale in contrasto con quello della pro­tasi:

(69) Se ha preparato per tre mesi questo esame, perché non sa rispondere ad una domanda così semplice?

Lo scopo dell'apodosi interrogativa non è principalmente quello di otte­nere una risposta, quanto quello di comunicare che il candidato «non sa rispondere ad una domanda semplice», e che (quindi) «non si è preparato per l'esame».


Un costrutto «bi-affermativo» presenta invece come contenuti proposizionali della protasi e / o dell'apodosi fatti comunemente noti come veri, che fanno parte delle conoscenze comuni condivise, e so­no quindi «presupposti pragmaticamente». Proprio per questo pos­sono comparire solo con concordanza all'indicativo (il valore seman­tico della combinazione «congiuntivo-condizionale» è infatti la segna­lazione della «possibile falsità» dei contenuti delle due proposizioni:

(70) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, quella dei campi

profughi di Gaza non è certo allegra.

b. *Se la situazione nel Golfo Persico fosse critica, quella dei campi profughi di Gaza non sarebbe certo allegra.

c. "Se la situazione nel Golfo Persico fosse stata critica, quella dei campi profughi di Gaza non sarebbe stata certo allegra.


Come nei «bi-negativi», anche in questo tipo di costrutti non esi­ste necessariamente un rapporto di «condizione-conseguenza» fra i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi; in genere si instaura un rapporto di semplice correlazione o collegamento, come in (70a), o un rapporto che può essere interpretato come causale, o avversati­vo, o concessivo, come si vede dagli esempi in (71) e dalle loro para­frasi esplicitamente causali, avversative, e concessive, in (72):

(71) a. Se è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno freddis­simo.

b. Se Ugo era adirato, Maria era tranquilla.

c. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sull'econo­mia del nostro paese è stato positivo, non dobbiamo dimen­ticare la ripresa dell'inflazione.

(72) a. Poiché è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno freddissimo.

b. Ugo era adirato, ma Maria era tranquilla.

c. Sebbene il parere del Fondo Monetario Internazionale sul­l'economia del nostro paese sia stato positivo, non dobbia­mo dimenticare la ripresa dell'inflazione.

Protasi ed apodosi dei costrutti «bi-affermativi» possono essere «rinforzate» da elementi che sottolineano la verità dei contenuti pro­posizionali espressi, o che ne rimarcano la correlazione:

(73) Se è vero che la situazione nel Golfo Persico è critica, è anche vero che quella dei campi profughi di Gaza non è certo allegra.

(74) Se da un lato le fazioni musulmane in Libano potevano contare sull'appoggio siriano, dall'altro i maroniti avevano in Israele una specie di alleato.

Questi elementi di rinforzo non compaiono invece normalmente nei co­strutti condizionali standard, che esprimono un rapporto di «condizione-conseguenza» fra i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi:

(75) a. Se è vero che piove, esco con l'ombrello.

b. Se da un lato piove, dall'altro esco con l'ombrello.


Nei costrutti «bi-affermativi» compaiono normalmente combina­zioni di tempi passati dell'indicativo, come si è visto negli esempi precedenti, ed è anche possibile (contrariamente a quanto accade per i periodi ipotetici standard, esempio (28)) la comparsa del perfetto semplice in protasi ed apodosi:

(76) Se Picasso attraversò tutte le avanguardie storiche, le sue opere furono tra i migliori esempi di classicità del '900.

Invece risulta estremamente difficile interpretare come «bi-affermati­vi» costrutti al futuro: anche il ricorso ad elementi di rinforzo, come in (73) e (74), non è sufficiente a eliminare la venatura modale di incertezza tipica del futuro, e quindi la ipoteticità di fondo della sequenza; nemmeno (77) è da ritenere perciò un costrutto «bi-affermativo»:

(77) Se (è vero che) verrò eletto presidente, come ormai è ceno, (è anche vero che) sarai proprio tu il mio segretario personale.

Esistono poi alcuni costrutti condizionali molto particolari, dalle caratte­ristiche simili, ma non uguali a quelle dei «bi-affermativi»: protasi ed apo­dosi presentano contenuti proposizionali non ipotizzati, ma «veri», ed il rapporto logico deve essere però espresso esplicitamente:

(78) Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, (è perché) non riusci­va proprio a sopportare quel film.

Un esempio come (78) è semanticamente equivalente ad un costrutto conte­nente una frase causale, come (79) qui sotto, del quale condivide anche la sequenza «effetto dato - causa nuova» (per i concetti di «dato» e «nuovo»; per le frasi causali: sia in (78) sia in (79) l'ele­mento proposizionale «dato» (l'effetto) si trova in posizione iniziale di co­strutto, mentre la causa «nuova» si trova in posizione finale:

(79) Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, perché non riusciva pro­prio a sopportare quel film.

E anche possibile avere la causa «nuova» in posizione iniziale di costrut­to, e l'effetto «dato» in posizione finale, tramite l'utilizzo di una frase com­plessa «scissa»:

(80) È perché non riusciva proprio a sopportare quel film che Giulio se ne è andato dopo il primo tempo.

Costrutti del tipo di (78) possono però comparire solo se il rapporto logico fra i contenuti delle due proposizioni è di tipo causale, o finale (Sia); rapporti temporali, (81b-e), o condizionali, (81f), o concessivi, (81g), danno luogo a sequenze agrammaticali:

(81) a. Se ti ho portato quei fiori è per farmi perdonare.

b. Se Antonio ha comprato un libro è quando è arrivata Maria.

c. Se Antonio ha comprato un libro è mentre arrivava Maria.

d. Se Antonio ha comprato un libro è prima che arrivasse Maria.

e. Se Antonio ha comprato un libro è dopo che è arrivata Maria.

f. Se esco con l'ombrello è se piove.

g. Se siamo arrivati in orario è benché il treno fosse partito in ritar­do.

Alcune frasi di questo tipo risultano accettabili al passato. Si confronti (81d) con: Se Antonio ha mai comprato un libro, è stato prima che arrivasse Maria.


Le frasi complesse scisse sono invece possibili con rapporti causali, fina­li, temporali, marginalmente ipotetici, ma non concessivi:


(82) a. È per farmi perdonare che ti ho portato quei fiori.

b. È quando è arrivata Maria che Antonio ha comprato un libro,

c. È mentre arrivava Maria che Antonio ha comprato un libro,

d. È prima che arrivasse Maria che Antonio ha comprato un libro,

e. È dopo che è arrivata Maria che Antonio ha comprato un libro,

f. E se piove che esco con l'ombrello.

g. È benché il treno fosse partito in ritardo che siamo arrivati in orario.


i) Condizioni su azioni linguistiche


In alcuni casi la protasi esprime un contenuto proposizionale che funge da «condizione» non per il contenuto proposizionale dell'apodosi, ma per la realizzazione dell'azione linguistica che può essere eseguita nell'apodosi:

(83) Se hai fame, ci sono dei biscotti nella credenza.

Come si vede, la fame dell'interlocutore non è una condizione che, se realizzata, abbia come conseguenza l'esistenza dei biscotti nella credenza, ma è piuttosto una condizione per l'esecuzione della «of­ferta» di biscotti all'interlocutore: se l'interlocutore non ha appetito non ha senso offrirgli del cibo.

In questo tipo di costrutti condizionali l'espressione dell'inferenza sollecitata sembra portare a risultati del tutto assurdi:

(84) Se non hai fame, nella credenza non ci sono biscotti.

Quindi non sembra possibile applicare a questi costrutti la normale interpretazione «bicondizionale». Ma, come detto sopra, la protasi «condiziona» non il contenuto proposizionale dell'apodosi, ma l'azio­ne linguistica con essa eseguibile: verbalizzando esplicitamente il tipo di azione linguistica da compiere, l'interpretazione bi-condizionale diventa possibile, come si vede dalla piena accettabilità dell'espres­sione dell'inferenza sollecitata:

(85) a. Se hai fame, ti offro dei biscotti.

b. Se non hai fame, non ti offro dei biscotti.

Questi costrutti condizionali sono possibili con diversi tipi di azioni linguistiche, per esempio offerte, complimenti, domande, o as­serzioni, (86), ma appaiono inaccettabili o estremamente marginali con concordanza al congiuntivo e condizionale, (87) e (88):

(86) a. Se hai bisogno di me, puoi trovarmi in ufficio.

b. Se posso permettermi, hai un gran bell'aspetto.

c. Se non sono indiscreto, cosa hai fatto ieri sera?

d. Se le mie informazioni sono giuste, Mario ha rifiutato quel lavoro.

(87) a. Se avessi bisogno di me, potresti trovarmi in ufficio.

b. Se potessi permettermi, avresti un gran bell'aspetto.

c. Se non fossi indiscreto, cosa avresti fatto ieri sera?

d. Se le mie informazioni fossero giuste, Mario avrebbe rifiu­tato quel lavoro.

(88) a. Se avessi avuto bisogno di me, avresti potuto trovarmi in ufficio.

b. Se avessi potuto permettermi, avresti avuto un gran bell'a­spetto.

c. Se non fossi stato indiscreto, cosa avresti fatto ieri sera?

d. Se le mie informazioni fossero state giuste, Mario avrebbe rifiutato quel lavoro.

(88a, e, d) sono accettabili se interpretati come condizionali standard, con il contenuto proposizionale della protasi che condiziona quello dell'a­podosi: «non hai avuto bisogno di me, e quindi non mi hai chiamato: ma sapevi che in caso di necessità io ero in ufficio»; «ieri sera sono stato indi­screto; e ciò ti ha fatto tenere un determinato comportamento; come ti sa­resti comportata nel caso io non fossi stato indiscreto?»; e «le mie informa­zioni, che ho passato a Mario, non erano attendibili, e ciò ha fatto sì che Mario accettasse (compiendo un errore) quel lavoro».


j) Protasi non introdotte da «se»


La protasi di periodo ipotetico può essere espressa in alcuni casi senza l'operatore di subordinazione se. Questo avviene non solo nel caso dei costrutti condizionali «pseudocoordinati» , ma anche con costruzioni di tipo subordinato. Per esempio, se può essere omesso in costrutti stilisticamente alti:

(89) «Succedesse a me sarei rovinato» (V. Pratolini, Lo scialo, Mila­no, Mondadori, 1960, p. 387)

L'omissione di se non è possibile nei costrutti con la concordanza all'indicativo, (90a). Si ha inoltre un'inversione di posizione fra verbo e soggetto espresso (90b-c):

(90) a. Arrivano / Arriveranno in tempo i rinforzi, riusciremo ad evitare la sconfitta.

b. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, riuscirem­mo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

c. I rinforzi arrivassero / fossero arrivati in tempo, riuscirem­mo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

Questo tipo di struttura è parallelo a quello che si ha con il gerundio e con l'infinito , dove si ha l'inversione obbligato­ria fra verbo ausiliare e soggetto espresso. Come nel caso di gerundive e infinitive, questa costruzione è limitata allo stile alto ed è possibile con un gruppo ristretto di verbi al congiuntivo.

Oltre che da se le protasi di periodo ipotetico possono essere in­trodotte da una serie di altri operatori di subordinazione, che sono tutti però lessicalmente più «ricchi», hanno un significato meno astratto, e più forti connotazioni stilistiche (in genere alte): qualora, quando, ove, laddove; ammesso che, supposto che, nel caso che, nell'i­potesi che, nell'eventualità che; purché, a patto che, a condizione che. Di questi operatori descriveremo prima le caratteristiche semantiche principali che permetteranno di raccoglierli in sottogruppi, e poi la concordanza dei modi e dei Tempi, che è invece comune a tutti.

Qualora, quando, ove, e laddove appartengono allo stile alto, ed in particolare connotano un linguaggio giuridico-burocratico-amministrativo:

(91) a. Qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta, il di­battimento potrà essere rinviato.

b. Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della circolare ministeriale.. ., il rilascio dei docu­menti richiesti avverrà entro dieci giorni.

Sono piuttosto dello stile formale ammesso che, supposto che, nel­l'ipotesi che, nell'eventualità che; più corrente: nel caso che. Rispetto agli altri operatori di questo gruppo, ammesso che e nell'eventualità che aggiungono ai contenuti proposizionali espressi una sfumatura di maggiore improbabilità, come si vede dalla pur lievemente diversa accettabilità semantica degli esempi seguenti:

(92) a. Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto probabile - passeremo da lui una settimana in luglio.

b. Ammesso che / Nell’eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto probabi­le - passeremo da lui una settimana in luglio.

Molto simili agli operatori di subordinazione ammesso che e supposto che sono (am)mettiamo (il caso) che e supponiamo che, che possono introdurre costrutti condizionali sintatticamente coordinati:


(93) a. Mettiamo che Franco arrivi sabato sera. Io non vado certo a pren­derlo!

b. Supponiamo che domenica ci sia bel tempo. Verreste al mare con noi?

c. Mettiamo il caso che non fossi venuto ad aspettarti all'aeroporto: per tornare a casa avresti preso un taxi.


Ammettiamo che (come ammesso che in (92b)) aggiunge ai contenuti proposizionali espressi dal costrutto una sfumatura di maggiore improbabili­tà, come si vede dalla marginalità di: ''Ammettiamo che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto probabile: passeremo da lui una settimana in luglio.


Purché, a patto che e a condizione che introducono costrutti la cui apodosi esprime un contenuto proposizionale che deve poter essere visto favorevolmente dall'interlocutore, altrimenti il risultato è una sequenza semanticamente inaccettabile:

(94) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno

dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato.

b. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè, me ne andrò e non mi farò mai più ve­dere.

Gli stessi contenuti proposizionali possono essere inseriti in un costrutto condizionale introdotto da se; in questo caso l'unico cambiamento è il giu­dizio implicito sulla qualità del caffè preparato dall'interlocutore:

(95) a. Se mi farai uno dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato.

b. Se mi farai uno dei tuoi caffè, me ne andrò e non mi farò mai più vedere.


Invece, il contenuto proposizionale della protasi può essere di per sé interpretato positivamente o negativamente, senza influenzare l'accettabilità della sequenza, ma viene presentato come desiderato dal parlante:

(96) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi liberi dalla presenza di quell'antipatico di Riccardo, ti offrirò una cena sontuosa.

b. Purché / A patto che / A condizione che tu mi liberi dalla presenza di mia moglie, ti offrirò una cena sontuosa.

Proprio questa sfumatura di desiderio, che da una coloritura fi­nale ai condizionali di questo tipo, giustifica la restrizione sopra illu­strata. Se il contenuto proposizionale dell'apodosi gli sembra favore­vole, l'interlocutore tenderà a soddisfare la condizione (cioè il desi­derio del parlante) per ottenere la conseguenza: è quanto dovrebbe accadere con i costrutti in (94a), (95a) e (96); in (95b) invece l'inter­locutore non cercherà di ottenere il contenuto proposizionale dell'a­podosi (che vede come negativo), non soddisfacendo quindi il «non­desiderio» espresso dalla protasi. Questo tipo di inter-pretazione, possibile appunto in un costrutto introdotto da se, come (95b), non ha luogo in (94b) a causa della presenza di purché, a pat­to che e a condizione che, che richiedono, oltre ad un contenuto pro­posizionale dell'apodosi «positivo» per l'interlocutore, anche un con­tenuto proposizionale della protasi «desiderato», o per lo meno pre­sentato come tale dal parlante.

Tutti questi operatori lessicalmente «ricchi», che impongono alcune li­mitazioni ai contenuti proposizionali di protasi ed apodosi, risultano inap­propriati (pur con lievi differenze da elemento ad elemento) con alcuni dei costrutti condizionali di tipo specifico illustrati precedentemente. In partico­lare appaiono inaccettabili o marginali se combinati con costrutti «bi-negativi», «bi-affermativi», e con protasi che presentano condizioni sull'esecuzio­ne di azioni linguistiche (in quest'ultimo caso alcuni operatori risultano ac­cettabili):


(97) a. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che /

Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell’eventualità che / Purché / A patto che / A condizione che tu giochi bene a tennis, io sono Ivan Lendl.

b. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che /

Nel caso che / Nell'ipotesi che / NelTeventualità che / ''Pur­ché / A pano che / *A condizione che la situazione nel Golfo Persico sia critica, quella dei campi profughi di Gaza non è ceno allegra.

c. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell'eventualità che / Purché /

A patto che / A condizione che tu abbia fame, ci sono dei bi­scotti nella credenza.


Per quanto riguarda la concordanza dei modi e dei Tempi, questi operatori condividono la concordanza di se limitatamente alla combi­nazione «congiuntivo + condizionale»:


(98) a. Nell'eventualità che piovesse molto forte, uscirei con l'om­brello.

b. Ammesso che quell'edificio fosse stato venduto, nell'archi­vio del catasto ce ne sarebbe traccia.

c. Nel caso che Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefo­no.

d. Qualora non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.


Nei casi in cui se introduce costrutti con indicativo in protasi ed apodosi, questi operatori si combinano con congiuntivo presente e perfetto nella protasi, e con l'indicativo nell'apodosi:


(99) a. Se domenica ci sarà bel tempo, andremo a sciare.

b. Supposto che domenica ci sia bel tempo, andremo a sciare.

c. Se hai comprato il giornale, possiamo vedere che film ci so­no.

d. Ammesso che tu abbia comprato il giornale, possiamo ve­dere che film ci sono.


k) Protasi con modi verbali non finiti


Purché, a patto che e a condizione che presentano delle varianti che introducono protasi all'infinito: pur di, a patto ài, e a condizione di. Questi operatori condividono le restrizioni sui contenuti proposi­zionali di protasi ed apodosi , ma esprimono in modo ancora più forte la connotazione finale, al punto che non pos­sono combinarsi con protasi all'infinito composto:


(100) a. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro,

sono disposto a trasferirmi in un'altra città.

b. Pur di / A patto di / A condizione di avere ottenuto un lavoro, sarei stato disposto a trasferirmi in un'altra città.

La protasi all'infinito semplice può invece combinarsi con l'apo­dosi all'indicativo ed al condizionale:

(101) a. Pur di avere quel prestito, ho firmato / firmo / firmerò tutte le cambiali che volevi / vuoi / vorrai.

b. A patto di lavorare con te, accetterei qualsiasi condizione.

c. A condizione di partire con te, Enrico avrebbe disdetto ogni impegno di lavoro.

(Il soggetto non espresso dell'infinitiva è obbligatoriamente coreferente con il SOGGETTO della predicazione dell'apodosi sovraordinata).

Le protasi all'infinito compaiono anche introdotte semplicemente da a, che semanticamente appare molto più neutro degli operatori appena citati, ma compare preferibilmente con l'espressione di con­dizioni sulle azioni linguistiche eseguibili con l'apodosi :

(102) a. A dirti la verità, ti trovo ingrassato.

b. Se posso / devo dirti la verità, ti trovo ingrassato.


La combinazione di a con una protasi all'infinito composto non è completamente esclusa (mentre lo era nel caso di pur di, ecc., v. (100)), ma è comunque marginale:


(103) a. Ad essere arrivati in tempo, non avremmo perso il treno.

b. Ad avermi dato retta, ti saresti trovato meglio.


Anche un gerundio può essere interpretato come espressione del­la protasi di un periodo ipotetico, (104)-(106), a meno che non si tratti di un gerundio composto, che provoca una lettura causale, «fattuale», (107):


(104) a. Mangiando molto, ingrasso / ingrasserò.

b. Se mangio molto, ingrasso / ingrasserò.

(105) a. Mangiando molto, ingrasserei.

b. Se mangiassi molto, ingrasserei.

(106) a. Mangiando molto, sarei ingrassato.

b. Se avessi mangiato molto, sarei ingrassato.

(107) a. Avendo mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.

b. Se ho mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.

c. Poiché ho mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.


Sempre a causa dell'interpretazione causale del gerundio compo­sto, esso è incompatibile con una sovraordinata al condizionale:


(108) Avendo mangiato molto ingrasserei / sarei ingrassato.


Un gerundio semplice può avere interpretazione ipotetica se si combina con apodosi al condizionale, e all'indicativo presente o futuro semplice, co­me abbiamo visto in (104)-(106), ma se si combina con una apodosi con tempi passati dell'indicativo emerge di nuovo una interpretazione causale:

(109) a. Arrivando in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno.

b. ?Se siamo arrivati in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il

treno.

c. Poiché siamo arrivati in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno.


Anche un participio perfetto, accompagnato facoltativamente da se, può esprimere la protasi di un costrutto condizionale:


(110) a. (Se) Preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni, b. Se viene preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni.


l) Ordine delle proposizioni nella frase complessa


I costrutti condizionali di vario tipo esemplificati finora presenta­no la protasi prima dell'apodosi, ma, data la mobilità caratteristica delle proposizioni subordinate circostanziali rispetto alle loro sovraordinate, si possono trovare anche costrutti in cui l'apodosi preceda la protasi:

(111) a. Se mi dai i soldi compro la casa.

b. Compro la casa se mi dai i soldi.

I due possibili ordini delle proposizioni all'interno di una frase complessa non sono comunque del tutto liberi, in quanto rispondo­no in primo luogo all'esigenza di rispettare la sequenza non marcata «dato-nuovo». Un costrutto condizionale avrà la protasi prima dell'apodosi se il contesto linguistico precedente ha presentato il contenuto proposizionale della protasi; se viceversa il contesto linguistico precedente ha presentato il contenuto proposi­zionale dell'apodosi, nel costrutto l'apodosi precederà la protasi:


(112) a. Parlante A: Cosa farai se ti do i soldi?

b. Parlante B: Se mi dai i soldi compro la casa.

c. Compro la casa se mi dai i soldi.

(113) a. Parlante A: A che condizioni comprerai la casa?

b. Parlante B: Compro la casa se mi dai i soldi.

c. Se mi dai i soldi compro la casa.


L'ordine non è però l'unico elemento in gioco nel rapporto «dato-nuo­vo», poiché il rilievo prosodico, in questo caso la presenza di un picco into-nativo sulla proposizione in prima posizione, permette di usare le sequenze e. in (112) e (113) con lo stesso significato delle sequenze in b.:

(114) Parlante A: Cosa farai se ti do i soldi?

Parlante B: COMPRO LA CASA se mi dai i soldi.

(115) Parlante A: A che condizioni comprerai la casa?

Parlante B: SE MI DAI I SOLDI compro la casa.


(114) contiene una emarginazione o dislocazione a destra della protasi, mentre in (115) si tratta di una topicalizzazione della protasi , nelle quali l'accento fecalizza l'elemento in prima posizione (la sequenza non marcata «dato-nuovo» può essere inol­tre rovesciata anche tramite l'uso delle frasi scisse).


Mentre i costrutti condizionali di tipo subordinato, con una apo­dosi sovraordinata che contiene una protasi subordinata, sono gene­ralmente reversibili (possono cioè presentare la protasi seguita dall'apodosi, o l'apodosi seguita dalla protasi), i costrutti condizionali non subordinati, come per esempio quelli «pseudocoordinati», non risultano reversibili:

(116) a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparo!

b. O / Altrimenti / Se no sparo, alza le mani!

(117) a. Ripetilo e ti rompo la testa!

b. È ti rompo la testa, ripetilo!


Inoltre, essi non sono neppure simmetrici, poiché la prima pseudocoordinata, viene interpretata come protasi, e la se­conda come apodosi, ed uno scambio di posizione intorno all'eventuale operatore di coordinazione produce sequenze semanticamente strane, (118a-b), o con un significato totalmente diverso, come, partendo da (118c) ipote­tico, (118d) non ipotetico:

(118) a. Sparo o / altrimenti / se no alza le mani!

b. Ti rompo la testa e ripetilo!

c. Vuoi un gelato? Te lo vado subito a prendere.

d. Vado subito a prenderti un gelato. Lo vuoi?


Le versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordi­nati (v. (52)) appaiono invece reversibili, (119), ma le sequenze risul­tano molto più naturali emarginando o dislocando a destra la protasi (e fecalizzando con un picco intonativo l'apodosi in prima posizio­ne), (120):

a. Sparo se non alzi le mani.

b. Ti rompo la testa se lo ripeti.

c. Non ti pentirai se mi dai retta.

d. Ti vado subito a prendere un gelato se lo vuoi.

e. Gli daremo un sacco di botte se cercano la rissa.

(120) a. SPARO se non alzi le mani.

b. TI ROMPO LA TESTA se lo ripeti,

c. NON TI PENTIRAI se mi dai retta.

d. TI VADO SUBITO A PRENDERE UN GELATO se lo vuoi.

e. GLI DAREMO UN SACCO DI BOTTE se cercano la rissa.


Lo statuto sintattico dell'apodosi, che può essere dichiarativa, interroga­tiva, o imperativa, non ha nessun effetto sulla reversibilità dei costrutti con­dizionali subordinati:

(121) a. Se piovessi uscirei con l'ombrello.

b. Se avessi vinto alla lotteria, avresti comprato un'auto nuova?

c. Se vinci alla lotteria, cosa farai con i soldi?

d. Se hai bisogno di me chiamami a casa.


(122) a. Uscirei con l'ombrello se piovesse.

b. Avresti comprato un'auto nuova, se avessi vinto alla lotteria?

c. Cosa farai con i soldi, se vinci alla lotteria?

d. Chiamami a casa se hai bisogno di me.


Ma non in tutti i periodi ipotetici subordinati la reversibilità è garantita. Nei costrutti «bi-negativi», per avere l'ordine «apodosi-protasi» è necessario emarginare o dislocare a destra la protasi (e fecalizzare con un picco intonativo l'apodosi):

(123) a. Se tu giochi bene a tennis io sono Ivan Lendl.

b. Io sono Ivan Lendl se tu giochi bene a tennis.

c. IO SONO IVAN LENDL se tu giochi bene a tennis.


La reversione è invece possibile normalmente con i costrutti simi­li ai «bi-negativi», con apodosi imperativa o interrogativa:


(124) a. Se sei un bravo cuoco, preparami subito un filetto al pepe verde!

b. Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo cuoco!

(125) a. Se ha preparato per tre mesi questo esame, perché non sa

rispondere ad una domanda così semplice?

b. Perché non sa rispondere ad una domanda così semplice, se ha preparato per tre mesi questo esame?


L'anteposizione dell'apodosi alla protasi nei costrutti «bi-affermativi» da risultati diversi a seconda del collegamento lo­gico che si instaura fra i contenuti proposizionali di protasi ed apo­dosi. Se si tratta di semplice correlazione, la reversione da risultati agrammaticali; emarginando o dislocando a destra la protasi (e feca­lizzando con un picco intonativo l'apodosi) si hanno frasi marginali:


(126) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, quella dei cam­pi profughi di Gaza non è certo allegra.

b. La situazione dei campi profughi di Gaza non è certo allegra, se quella del Golfo Persico è critica.

c. LA SITUAZIONE DEI CAMPI PROFUGHI DI GAZA NON È CERTO ALLEGRA, se quella nel Golfo Persico è critica.


Se il costrutto ha interprelazione causale la reversione è possibile normalmente, ma con i costrutti «bi-affermativi» ad interpretazione avversativa e concessiva si ha invece risultato agrammaticale:


(127) a. Se è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno fred­dissimo.

b. Se Ugo era adirato, Maria era tranquilla.

c. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla eco­nomia del nostro paese è stato positivo, non dobbiamo di­menticare la ripresa dell'inflazione.

(128) a. Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevicato già in

ottobre.

b. Maria era tranquilla, se Ugo era adirato.

c. Non dobbiamo dimenticare la ripresa dell'inflazione, se il parere del Fondo Monetario Internazionale sull'economia del nostro paese è stato positivo.


I costrutti simili ai «bi-affermativi», che possono collegare solo con­tenuti proposizionali che abbiano rapporti causali o finali, non tolle­rano la reversione:


(129) a. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, è perché

non riusciva proprio a sopportare quel film.

b. È perché non riusciva.proprio a sopportare quel film se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo.

La reversione diviene possibile sostituendo che a se, ma il risultato non è più un costrutto condizionale dove l'apodosi precede la protasi, bensì una frase complessa scissa :


(130) È perché non riusciva proprio a sopportare quel film che Giulio se ne è andato dopo il primo tempo.

I costrutti in cui la protasi esprime una condizione non sul conte­nuto proposizionale dell'apodosi, ma sull'azione linguistica con essa eseguibile, sono reversibili:

(131) a. Se hai fame, ci sono dei biscotti nella credenza.

b. Se posso permettermi, hai un gran bell'aspetto.

c. Se non sono indiscreto, cosa hai fatto ieri sera? d. Se le mie informazioni sono giuste, Mario ha rifiutato quel lavoro.


(132) a. Ci sono dei biscotti nella credenza, se hai fame.

b. Hai un gran bell'aspetto, se posso permettermi.

c. Cosa hai fatto ieri sera, se non sono indiscreto?.

d. Mario ha rifiutato quel lavoro, se le mie informazioni sono giuste.


I costrutti condizionali con omissione di se danno se­quenze agrammaticali cambiando di posizione protasi ed apodosi:

(133) a. «Succedesse a me sarei rovinato» (V. Pratolini, Lo scialo,

Milano, Mondadori, 1960, p. 387)

b. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, riusci­remmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

(134) a. Sarei rovinato succedesse a me.

b. Riusciremmo / Saremmo riusciti ad evitare la sconfitta, arrivassero / fossero arrivati in tempo i rinforzi.


I costrutti introdotti da operatori di subordinazione «ricchi» risultano reversibili:


(135) a. Qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta, il dibattimento potrà essere rinviato.

b. Quando / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della circolare ministeriale . . ., il rila­scio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni.

c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare, passeremo da lui una settimana in lu­glio.

d. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato.

(136) a. Il dibattimento potrà essere rinviato, qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta.

b. Il rilascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci gior­ni, quando / ove / laddove ricorrano le condizioni previ­ste dal secondo comma della circolare ministeriale . . .

c. Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che / supposto che / nel caso che / nell'ipotesi che / nel­l'eventualità che riesca ad affittare quella casa al mare.

d. Ti sarò eternamente grato, purché / a patto che / a condi­zione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè.

Anche i costrutti che hanno la protasi con un modo verbale non finito permettono generalmente l'anteposizione dell'apodosi alla protasi:

(137) a. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro,

sono disposto a trasferirmi in un'altra città.

b. A dirti la verità, ti trovo ingrassato.

c. Arrivando in tempo, non avremmo perso il treno.

d. (Se) Preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni.


(138) a. Sono disposto a trasferirmi in un'altra città, pur di / a pat­to di / a condizione di ottenere un lavoro.

b. Ti trovo ingrassato, a dirti la verità.

c. Non avremmo perso il treno, arrivando in tempo.

d. Un raffreddore si cura in tre giorni, (se) preso in tempo.


In alcuni casi la protasi posposta all'apodosi è separata da una pausa più lunga, e pronunciata con un rilievo prosodico maggiore: il risultato è una proposizione che più che «condizionare» il contenuto proposizionale dell'apodosi, sembra indurre dubbi sulla sua certezza. Oltre a se, gli operatori di subordinazione più frequenti in questi casi sono ammesso che, purché, ed a patto che:

(139) Domenica andremo a sciare. Se non fa brutto tempo.

(140) Domenica andremo a sciare. Ammesso che / Purché / A patto che non faccia brutto tempo.

Queste protasi posposte sono assimilabili a proposizioni indipendenti; esse possono anche essere enunciate da un parlante diverso da quello che enuncia l'apodosi (che a questo punto è una frase semplice):

(141) a. Parlante A: Domenica andremo a sciare.

b. Parlante B: Se non fa brutto tempo.

c. Ammesso che / Purché / A patto che non faccia brutto tempo.


m) Apodosi accompagnate da «allora»


I diversi tipi di periodi ipotetici subordinati esemplificati finora presentano operatori di subordinazione che introducono la protasi, ma sono privi di elementi di collegamento o di ripresa nell'apodosi (fanno eccezione i costrutti «bi-affermativi» con elementi di rinforzo: v. le frasi (73) e (74)). D'altronde una delle tradizionali schematizzazioni del rapporto semantico ipoteticocondizionale, di origine logica, vede l'apodosi accompagnata facoltativamente da allora: «se p, (allo­ra) q». L'inserimento di allora nell'apodosi non è però possibile in tutti i tipi di costrutti condizionali. Generalmente è possibile nei casi in cui fra i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi esiste o può essere instaurato un rapporto di «condizione-conseguenza»:

(142) a. Se domenica ci sarà bel tempo, allora andremo a sciare.

b. Se fossi un marziano, allora avrei le orecchie verdi.

c. Se non foste arrivati in ritardo, allora non avreste perso il treno.


L'inserimento di allora da risultati grammaticali anche nel caso delle versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordina­ti, mentre per i costrutti pseudocoordinati veri e propri tale inseri­mento è possibile solo quando la protasi è realizzata da una frase interrogativa:


(143) a. Se non alzi le mani, allora sparo.

b. Se lo ripeti, allora ti rompo la testa.

c. Se mi dai retta, allora non ti pentirai.

(144) a. Alza le mani o / altrimenti / se no (allora) sparo!

b. Ripetilo e (allora) ti rompo la testa!

c. Vuoi un gelato? Allora te lo vado subito a prendere.


Nel caso di apodosi interrogative l'inserimento di allora rende il costrutto marginale, mentre esso è compatibile con apodosi imperati­ve, sia nella versione subordinata sia in quella pseudocoordinata:


(145) a. Se avessi vinto alla lotteria, ('allora) avresti comprato

un'auto nuova?

b. Se vincessi alla lotteria, ('allora) cosa faresti con i soldi?


(146) a. Se hai bisogno di me, allora chiamami a casa.

b. Hai bisogno di me? Allora chiamami a casa.


Nei costrutti «bi-negativi» l'inserimento di allora è generalmente possibile, mentre con i costrutti «bi-affermativi» il risultato è di solito agrammaticale:

(147) a. Se tu giochi bene a tennis, allora io sono Ivan Lendl.

b. Se sei un bravo cuoco, allora preparami subito un filetto

al pepe verde!

c. Se ha preparato per tre mesi questo esame, allora perché non sa rispondere ad una domanda così semplice?

(148) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, (allora) quella del campi profughi di Gaza non è certo allegra.

b. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla eco­nomia del nostro paese è stato positivo, (allora) non dob­biamo dimenticare la ripresa dell'inflazione.

c. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, C'alierà) è perché non riusciva proprio a sopportare quel film.

d. Se Ugo era adirato, (allora) Maria era tranquilla.

e. Se è nevicato già in ottobre, allora avete avuto un inverno freddissimo.


Nei periodi ipotetici in cui il contenuto proposizionale della pro­tasi condiziona non il contenuto proposizionale dell'apodosi ma l'azione linguistica con essa eseguibile, l'inserimento di allo­ra da risultati marginali o agrammaticali:


(149) a. Se hai fame, (allora) ci sono dei biscotti nella credenza.

b. Se posso permettermi, (allora) hai un gran bell'aspetto.


La presenza di allora è possibile nei costrutti con omissione di se, come anche con alcuni operatori di subordinazione lessi­calmente «ricchi»:


(150) a. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, allora

riusciremmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

b. Qualora / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della circolare ministeriale, allora il ri­lascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni.

c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare, allora passeremo da lui una settimana in luglio.


Con altri operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi» l'inserimen­to di allora da invece risultati agrammaticali, che si ripetono per le varianti degli stessi operatori che introducono protasi con modi verbali non finiti:


(151) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei

tuoi caffè, (allora) ti sarò eternamente grato.

b. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro, (allo­ra) sono disposto a trasferirmi in un'altra città.

Le protasi con modi verbali non finiti danno comunque in genere risulta­ti inaccettabili se combinate con apodosi accompagnate da allora:


(152) a. A dirti la verità, (allora) ti trovo ingrassato.

b. A darmi retta, (allora) ti troveresti meglio.

c. Mangiando molto, (allora) ingrasserei.

d. (Se) Preso in tempo, (allora) un raffreddore si cura in tre giorni.


I costrutti la cui apodosi è accompagnata da allora non sono re­versibili, se allora viene interpretato come legato a se:

(153) a. (Allora) Andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tem­po.

b. (Allora) Sparo, se non alzi le mani.

c. (Allora) Chiamami a casa, se hai bisogno di me!

d. (Allora) Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo cuoco!

e. (Allora) Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevica­to già in ottobre.

f. (Allora) Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che / supposto che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che riesca ad affittare quella casa al mare.


Le sequenze esemplificate in (153) sono accettabili anche con allora, purché tale avverbio venga interpretato non come elemento che collega l'apodosi alla protasi del costrutto condizionale, ma l'intero costrutto condi­zionale ad un eventuale contesto linguistico precedente:


(154) a. Ci sono tre voti per il mare, e otto voti per la montagna: allora I

andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo.

b. Te l'ho già detto due volte con le buone: (adesso) allora sparo,

se non alzi le mani.

c. Non ti fare problemi, io non mi muovo tutto il giorno: siamo

d'accordo? Allora chiamami a casa, se hai bisogno di me! ecc.



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